Dal 20 Aprile 2016 anche l’Italia ha la sua piattaforma nazionale per l’erogazione di Massive Open Online Courses, in gergo MOOCs. La piattaforma si chiama EduOpen, è il risultato di oltre un anno di lavoro di preparazione e coinvolge un consorzio di varie università (Università di Bari Aldo Moro, Politecnico di Bari, Università Libera di Bozen-Bolzano, Università di Catania, Università di Ferrara, Università di Foggia, Università di Genova, Università Politecnica delle Marche, Università di Milano Bicocca, Università di Modena and Reggio Emilia, Università di Parma, Università di Perugia, Università del Salento, Università Ca’ Foscari di Venezia). L’Università di Foggia è il capofila progettuale mentre gli aspetti organizzativi, gestionali e tecnologici verranno curati dal Centro universitario inter-ateneo EDUNOVA, che aggrega le tre Università di Modena e Reggio Emila, Ferrara e Parma per l’offerta congiunta di servizi e-learning.
I MOOCs rappresentano da alcuni anni l’aspetto più visibile e mediatico del movimento Open Education, tanto che il Times in un articolo molto citato ha definito il 2012 “the year of the MOOC”. Si tratta di corsi “Massive”, cioè che hanno la peculiarità di poter raggiungere migliaia di studenti, “Open”, nel senso che sono accessibili a costo zero da chiunque, e “Online”, essendo erogati attraverso la rete. Il dibattito sui MOOCs, sia in Italia sia a livello internazionale, è quanto mai vivace: sono questi corsi da considerarsi veramente Open, visto che molto spesso I contenuti degli stessi non sono rilasciati con licenze aperte? Fino a che punto I MOOCs rappresentano un’innovazione pedagogica, visto che in molti casi (I cosiddetti xMOOCs) ripropongono approcci pedagogici classici, dove gli studenti assistono a video in cui il professore racconta la lezione e rispondono a semplici test, senza nessuna o con pochissime interazioni (come invece avviene nei MOOCs connettivisti, I cosiddetti cMOOCs, ahimè abbastanza rari). I MOOCs possono essere considerati degli strumenti per democratizzare l’educazione, soprattutto verso studenti di paesi del sud del mondo, o sono in realtà strumenti per omogenizzare l’apprendimento diretti a quell’élite di studenti che hanno il tempo e la capacità di apprendere autonomamente?
Lasciando da parte il dibattito (per gli approfondimenti trovate articoli sul tema nella oerknowledgecloud), crediamo che l’iniziativa EduOpen rappresenti uno sviluppo interessante della scena Open Education in Italia, innanzitutto perché una collaborazione tra vari atenei sul tema MOOCs e Open Education non può che fare bene alla comunità accademica Italiana, che si mette al passo con paesi come Inghilterra (con il portale FutureLearn), Spagna (con MiriadaX), Germania (con iversity) e Francia (con la recente piattaforma FUN). Inoltre, la piattaforma vuole essere l’occasione per le università partecipanti per instaurare una maggior collaborazione attorno ai corsi prodotti, che permetta agli studenti di acquisite crediti ECTS (sostenendo un esame nell’università che eroga il corso) che saranno automaticamente riconosciuti dalle altre università partecipanti.
Altro punto importante, tutti i contenuti dei corsi Eduopen sono rilasciati con una licenza Creative Commons CC-BY-SA-NC, per cui potranno essere riutilizzati come Open Educational resources, e la piattaforma si basa su una politica di Green Open Access. Infine, l’operazione EduOpen comprende una componente di ricerca, che si baserà su learning analytics degli studenti partecipanti, e un lavoro di pianificazione di sostenibilità economica e istituzionale, fondamentale per integrare pienamente attività di apprendimento online nelle università partecipanti.
Tra gli atenei partecipanti, notiamo l’assenza delle università più grandi del paese, alcune delle quali hanno fatto scelte diverse: la Sapienza per esempio è diventata partner del provider statunitense Coursera, leader del mercato globale dei MOOCs, mentre il Politecnico di Milano ha sviluppato la propria piattaforma MOOCs, PoliOK. Nel frattempo, altre università stanno ancora “prendendo posizione” nei confronti del fenomeno MOOCs. In ogni caso notiamo come EduOpen sia aperto all’ingresso di nuovi partners, e auspichiamo un allargamento del gruppo delle università partecipanti.
Nella presentazione dell’iniziativa, si parla di innovazione didattica attraverso la realizzazione di un ecosistema italiano di MOOCs, di strategia di internazionalizzazione basata sull’offerta di MOOCs in lingua inglese e sull’ interscambio di ECTS anche con altre università europee, di una vasta ricerca-intervento di matrice pedagogica e didattica che sarà utile per lo sviluppo “evidence-based” di una strategia italiana per la diffusione delle risorse educative aperte, e di un’azione di formazione dei docenti e del personale tecnico-amministrativo degli atenei interessati volta a favorire l’utilizzo delle tecnologie nella didattica. Crediamo che questa multidimensionalità sia il punto forte di EduOpen, e che al di là degli aspetti migliorabili della piattaforma e della portata della sfida che il progetto di pone in un contesto altamente resistente all’innovazione come l’università italiana, questa sfida possa essere vinta, con un lavoro continuo e trasparente, solo se tutti questi aspetti riusciranno a convivere nello sviluppo futuro di EduOpen.