in una Bologna innevata per l’ennesima volta, alla vigilia delle elezioni politiche, a pochi giorni di distanza dalla marcia delle donne promossa dal movimento di Non una di meno e in occasione della giornata internazionale dedicata ai dati aperti, una comunità inedita ha promosso il primo di una serie di incontri sui dati & donne, cercando di capire quali dati siano necessari per descrivere i percorsi culturali, lavorativi e fisici delle donne in città, quali dati siano disponibili e quali si possano aprire, come possono essere utilizzati per rendere la città più inclusiva per le donne e quali siano i rischi di correlazioni inopportune tra fenomeni solo apparentemente legati da nessi di causalità. L’obiettivo degli organizzatori consisteva nello sfruttare il pretesto dell’open data day per mettere in relazione soggetti e attività che spesso operano all’interno dei loro silos di interessi: movimenti femministi, geek e smanettoni, ricercatrici e ricercatori che operano nel campo dei gender studies, cittadine e cittadini che cercano di capire come venga descritta la loro città attraverso i dati e come i dati che noi stessi generiamo possano essere rivendicati e utilizzati per promuovere iniziative imprenditoriali o politiche dal basso.
Lo scorso 3 marzo La sede di questo incontro è stata messa a disposizione dall’associazione Orlando, associazione attiva fin dagli anni ’70 per promuovere le esperienze, le capacità di scambio e le reti di relazioni delle donne a livello nazionale e internazionale. L’associazione ha progettato e realizzato il Centro di Documentazione delle Donne e negli anni ’90 un motore di ricerca, “cercatrice”, che si scrutava il web con un’attenzione alle disuguaglianze di genere nel restituire i risultati delle query. Gli altri soggetti promotori della giornata erano il gruppo dell’Agenda Digitale del Comune di Bologna e in particolare la sua dirigente, Pina Civitella, e la neonata comunità di Educazione Aperta Italia, che fin dal 2017 si occupa di promuovere l’uso di tecnologie aperte e il riuso dei dati aperti in ambito educativo. Agli interventi introduttivi del gruppo promotore ne sono seguiti altri da parte delle imprese, delle ricercatrici, delle associazioni e delle appassionate e appassionati intervenuti. Dalla vivace discussione è emerso chiaramente come i dati attualmente a disposizione siano pochi e quindi sia necessaria una maggiore attenzione nell’inserire la variabile di genere – quando rilevante – nelle colonne dei data set aperti dalle pubbliche amministrazioni o dalle aziende. Inoltre abbiamo scoperto che i dati che possiamo ricavare dalle nostre attività, come quella di lettori di materiali digitali – metadati – presentati da Andrea Zanni di MLOL su Donne in Editoria, descrivano ancora una volta un mondo governato da decisori maschili. Un mondo e una città, Bologna, in cui le donne con le loro esperienze e il loro linguaggio faticano a farsi spazio. Sulle ragioni per cui le donne non riescano a rivendicare un ruolo alla pari nella società non sono state date risposte, ma il dibattito ha evidenziato come la mancanza di competenze statistiche per poter elaborare i dati combinate alla mancanza di opportunità per ottenere i dati dalle pubbliche amministrazioni rendano necessario dare continuità ad appuntamenti come quello del 3 marzo, per formare competenze e per sensibilizzare le pubbliche amministrazioni.
Un breve resoconto della giornata in inglese è disponibile a questo link e sempre su questa pagina verranno rese note le prossime iniziative.
Valentina Bazzarin