Da qualche giorno, lato Open Knowledge core è stato lanciato l’annuncio dell’aggiornamento del Global Open Data Index, il censimento open data degli stati del mondo. Questa iniziativa ha avuto un ruolo molto importante nel 2013 in quanto, presentando una classifica, ha cominciato a far sensibilizzare sul tema le varie nazioni contribuendo così a spingere anche alla nascita della Open Data Charter del G8
Il censimento ruota intorno ad 10 indicatori considerati “bene comune”, ovvero quell’insieme di dati che ogni persona percepisce come naturalmente rilasciati in open data. Si tratta di bilanci statali, statistiche nazionali, risultati elettorali, leggi, spese di governo, emissioni degli inquinanti, registro delle imprese, codice di avviamento postale, tabelle di attesa degli orari di trasporto pubblico e mappe nazionali. Informazioni che ogni cittadino di ogni stato del mondo dovrebbe avere il diritto di conoscere e di accedervi. Portarle in open data vuol dire aumentarne il riuso, ma tutto questo è realmente open data? Per capirlo occorre che, ciascuna di queste variabili, abbia poi delle caratteristiche comuni: esistere, essere in un formato digitale, disponibile pubblicamente, gratuitamente e online, in un formato machine readable, in forma completa, accompagnato da una licenza aperta e aggiornato tempestivamente. Piccoli particolari che fanno però capire quanto quella risorsa esiste e sia realmente riusabile.
Il processo di raccolta avviene attraverso un gruppo di volontari che rispondono alle domande e danno le informazioni per verificarle. In Italia hanno contributo a risponde alle domande: Laura James, Stefano Bandera, Gianfranco Andriola, Andrea Raimondi, Oluseun Onigbinde, Tryggvi Björgvinsson, Maurizio Napolitano, Michele Barbera e Aurelio Cilia; mentre la verifica è stata fatta da Sander van der Waal e Maurizio Napolitano. Il risultato per il 2014 ha portato l’Italia sotto di 5 posizioni rispetto al 2013. Le motivazioni sono evidenziate nella sezioni “stories” del sito stesso con un commento di Maurizio Napolitano. Qui riportate in italiano Sono contento di vedere che, per questa edizione del Global Open Data Index, ci sono nuovi nomi di contributori. La posizione italiana è scesa però di qualche posto rispetto al 2013. Questo perché abbiamo deciso di essere più rigorosi su alcuni set di dati che sono stati rilasciati, ma non sono stati aggiornati e si è fatta maggiore attenzione a vedere quale è l’ente, che, da un punto di vista delle competenze, si occupa di quel rilascio. Non ci sono state evidenti miglioramenti. Nell’edizione del 2013 c’è stato un grande entusiasmo per un insieme di dati tipo geografico, ma questo non è poi stato aggiornato. L’adesione alla Carta Open Data del G8 dell’Italia ha fatto si che l’Agenzia per l’Italia Digitale desse vita ad una agenda per l’apertura di alcuni dataset chiave che rientrano poi nelle richieste del Global Index. Secondo l’agenda, molti di questi dati (es. i codici di avviamento postale), saranno rilasciati entro dicembre 2014. Se questo avverrà, sicuramente la posizione dell’Italia per il 2015 sarà in una posizione migliore. In termini di dati di trasporto pubblico, purtroppo la situazione non è ancora risolta: ci sono diverse agenzie che hanno aperto i dati ma molte altre non lo hanno fatto. Nell’anno precedente si era considerato come “trasporti pubblici”, gli orari di Trenitalia (che comunque non sono tutt’ora rilasciati come open data), quando invece la richiesta esplicita e sulle linee degli autobus urbani ed extra-urbani. Quello che lascia perplessi è vedere che ci sono molte agenzie che rilasciano i dati sulla piattaforma Google Transit, ma non sembrano voler fare il passaggio del rilascio in open data. Il ruolo del Global Open Data Index è estremamente importante – la classifica sempre aiutano a incoraggiarci a fare meglio la prossima volta. Partecipare al processo di revisione è anche un ottimo modo per prendere coscienza della situazione del proprio Paese. Dal mio punto di vista si tratta di un esercizio molto importante, e se si trova un buon numero di contributori, si può avviare un dibattito interessante per aiutare a migliorare il processo di apertura dei dati. È per questo motivo che incoraggio tutti a partecipare al processo di revisione del censimento open data delle città italiane – it-city.census.okfn.org/