pubblico di m***a
tu gli dai la stessa storia
tanto lui non c’ha memoria
Skiantos, largo all’avanguardia, MonoTono 1978
Non esiste la Conoscenza. Esistono aggregati di documenti di vario tipo e formato.
Aggregati di dati, come elettroni che ruotano attorno al nucleo di chi li produce e li conserva. La forza che determina le loro orbite è data dall’intesità della libertà di divulgazione.
Dalla condivisione non consegue, però, l’accesso libero. I dati fisici richiedono trasformazioni nelle quali il documento stesso si evolve e si modifica. Non è un discorso che coinvolge solo gli archivisti digitali ma chiunque abbia a cuore la conoscenza intesa come accesso ai dati.
La Conoscenza libera si attua nel momento in cui la disponibilità si lega alla reperibilità online; se questa reperibilità è relazionata e interoperabile, siamo in presenza di Conoscenza libera, fruibile e riusabile; altrimenti è solo un’aspirazione.
Chi possiede archivi raramente è cosciente delle potenzialità relazionali dei dati conservati; la materialità non applica la potenzialità di relazioni e sequenze di ricerca con altri archivi. Per questo è fondamentale estrarre la Conoscenza.
L’estrazione avviene attraverso la presa di coscienza che le relazioni sono definite da regole che diventano contratti di condivisione che sono le licenze d’uso.
Dalle licenze aperte inizia la trasformazione dei dati da fisici in digitali alle seguenti condizioni:
- la determinazione di un formato libero
- la determinazione di una metadatazione
- l’individuazione di un catalogo libero, pubblico e internazionale
- la visualizzazione attraverso piattaforme di sapere condiviso
- la tracciabilità del documento materiale originale
Chiunque si adoperi per estrarre conoscenza deve sapere che ognuna delle condizioni ha un costo. La digitalizzazione è l’ostacolo principale e per attivarla è necessario coinvolgere da subito possibili finanziatori. La moneta di scambio è l’inserimento di chi digitalizza nella fonte del documento digitale. In questo modo verrà garantita non solo la visibilità, ma anche la tracciabilità per recuperare le specifiche relative alla digitalizzazione. La conoscenza, pertanto, non è più un campo per la proprietà intellettuale ma una nuova palestra di condivisione di saperi e pratiche.
Lo scambio delle tecnologie e la loro integrazione è l’impegno maggiore dell’estrazione della conoscenza ed è improduttivo costituire nuove professionalità. Si deve aggiornare e miscelare quelle già esistenti, realizzando un’evoluzione delle competenze. Il recupero e la costituzione di comunità miste di bibliotecari, archivisti, data manager e programmatori, sono obiettivi vitali sia per l’estrazione della conoscenza sia per la sua conservazione e miscelazione. Tali comunità devono essere anche un riferimento per tutti coloro che possiedono archivi personali e non hanno idea di come metterlo in condivisione. Deve essere l’ibridazione il motore della professionalità e non la creazione astratta di nuove competenze.
Non ignoriamo la voglia di condividere. Non disperdiamo le somme dei nostri saperi: eliminiamo gli individualismi e promuoviamo le somme. Consideriamoci persone intese come particolari portatori di conoscenze personali, messi in relazione. Estrarre la conoscenza è un esercizio di percezione del contesto. La percezione stessa può essere modificata dal flusso di conoscenza che attraversa una Città, un Luogo, una Comunità.
Solo la condivisione impedisce atti di esclusione o sottrazione delle conoscenze acquisite. La competizione tra derivazioni di una stessa conoscenza, garantisce l’evoluzione delle applicazioni delle conoscenze e favorisce la graduale scomparsa dei monopoli conoscitivi, proprio grazie alla condivisione.
In questo modo si potrà alimentare il bacino dei beni comuni della Conoscenza. In questo modo si potrà creare dal passato nuovi beni comuni della Conoscenza.
Non ricerchiamo l’aggregazione, ma la condivisione.