Lo spirito aleggiava sulle acque. Così nella Genesi. Così aleggiava un senso pratico nella sala della Regione ER scovata dal buon Dimitri. Così aleggiavano proposte autonomamente contenute in due (2!) minuti da tutti quelli che hanno partecipato. C’era di tutto, dalla Agenzia per l’Italia Digitale a GFOSS. Da Wikimedia Foundation a OpenKnowledge Fondation come un grande abbraccio di persone che mettono la loro competenza e inventiva a disposizione delle loro Istituzioni o del loro Servizio Civico. Tutti per gli OpenData, tutti per rendere non solo accessibile la materia prima della conoscenza, ma anche riusabile. “Alla faccia di chi ci vuol male” potrebbe dire qualcuno, ma in realtà il pericolo non viene nè dalla burocrazia (ognuno è il burocrate di se stesso, quando trova i limiti invece di superarli) e nemmeno dallo Stato; il pericolo viene dal non sapere dell’esistenza dei dati e della loro riusabilità!
Mancano gli indici di valutazione per il calcolo dell’impatto dei dati finora distribuiti, mancano indicatori che producano il livello d’impegno necessario – economico, strutturale, amministrativo, tecnologico – per PA, Cittadini e PMI.
Quindi…
Quindi si lavora condividendo, perché è questo il vero risultato degli open data: che si distribuiscano, che siano linked, che siano in una semantica, che siano multi licenza, che siano quello che volete… con gli open data la parola chiave è condivisione.
Quindi potrei chiudere anche qui è scrivere che tutti quelli che dicono e promuovono smart come l’ultimo modello di aspirapolvere, se non condividono sono fuori! Fuori gioco, fuori produzione, fuori evoluzione.
Lo Smart è nulla senza la condivisione
Con il rischio di violazione del copy per la trasposizione dello slogan, torno a cosa ha detto l’ottimo Marco Montanari a nome della OKFN
#opendatadayit Marco Montanari : facciamo una survey delle community che si occupano di #opendata, quali dati servono?
— regesta.com (@regesta_com) Dicembre 5, 2012
i dati rilasciati con la possibilità di riusabilità e di impresa sono lo strumento della conoscenza e della usabilità tecnologica. Si rappresenti essa sotto forma di voce su Wiki*, sia in un dato di una piccola Provincia, sempre e comunque è conoscenza che si sprigiona nella sua libertà. Ma il surplus conoscitivo che potrebbe investire le comunità è alto, bisogna fare una survey delle comunità stesse che si occupano di dati riusabili e ascoltare loro per capire le tematiche prioritarie, i formati necessari, le modalità di accesso.
Amen!
Perché in tutta questa faccenda entrano in ballo sì le Pubbliche Amministrazioni, le comunità e i Cittadini, ma entrano in ballo anche associazioni che hanno bisogno di dati e che hanno anche necessità di condividere i dati. Come attrarre le categorie artigiane, le categorie artistiche per accedere a dati culturali, ai dati statistici e socio economici? Come valorizare la consultazione di dati georiferiti? Queste sono le domande e i nodi da sciogliere.
Per questo sono stati creati dei macrotemi che poi saranno dipanati in tematiche. L’elenco completo verrà definito dal numero di adesioni che arriveranno ai vari ambiti e la gestioneè affidata a due “capicordata” con l’impegno di motivare la discussione e facilitare l’aggregazione di altre persone.
Ma resta un punto fermo: i dati servono se sono usati e questi dati non sono necessariamente “solo” della Pubblica Amministrazione! Bisogna diffondere la condivisione andando nelle associazioni, nelle cooperative sociali, nelle organizzazioni no-profit e far comprendere che il modello protezionista non funziona più nell’epoca di massima diffusione e riproducibilità dei saperi e degli oggetti.
Bisogna stimolare alla condivisione in ottica di conoscenza libera chiunque abbia fondato sul sapere il proprio mestiere, perché maggiore è la condivisione più basso è il livello di monopolio della conoscenza.
Per questo motivo è importante suggerire soluzioni di repository pubblici come datahub.io.it e comunque stimolare le Pubbliche Amministrazioni a settacciare i bandi pubblici per digitalizzazione e recupero di archivi storici.
Perché come dice Andrea:
@lucacorsato tecnicamente, qua c’è da fare knowledge audit come se non ci fosse domani.. #KnowledgeExtraction
— Andrea (@raimondiand) Dicembre 6, 2012
postfazione: questo articolo appare contemporaneamente anche su pionero.it che è media partner di opendataday.it
3 thoughts on “Open data I wish you were here”
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