Il 1 giugno si è svolta la seconda riunione del gruppo di lavoro sui dati bibliografici (la prima riunione è stata relazionata sempre su questo blog). Abbiamo accolto Antonella De Robbio che ha condotto la nostra discussione su aspetti più concreti, grazie alla sua grande esperienza.
Fronti di azione
Tra i possibili fronti di azione per la promozione di #openbiblio in Italia abbiamo discusso i seguenti:
- mondo della ricerca scientifica
- open government data e trasparenza amministrativa
- dati bibliografici aperti: cataloghi e banche dati bibliografiche composte essenzialmente di metadati
Questi ultimi sono in pratica tutti proprietari in Italia, e vige una grande confusione (o disinteresse) su chi siano i titolari dei diritti sui dati bibliografici degli OPAC italiani. Gli OPAC in Italia sono oltre 1200 e contengono bibliodati. È evidente la necessità di una volontà politica di condivisione, poiché siamo in presenza di banche dati frutto di un lavoro collettivo di decenni. Al tempo stesso è necessaria una base di consapevolezza sul fatto che i diritti sono in capo ai decisori, che devono sapere cosa farne: dobbiamo informare.
SBN
Il catalogo più importante è certamente il Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN), gestito dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico (ICCU) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. SBN è il più grande OPAC italiano e collega migliaia di biblioteche in poli e aggregazioni. Su questo specifico caso è possibile che il movimento per gli open government data abbia creato le condizioni per l’apertura. È una disponibilità che va verificata, soprattutto nell’ottica dell’adozione di una licenza CC0 o PDDL ‒ cioè le licenze raccomandate dai principi internazionali per i dati bibliografici aperti e adottate da tutti i casi di apertura.
Università
Molto diversa è la situazione dei cataloghi universitari, che per loro natura sono decentrati, e hanno una situazione generalmente non chiara sulla titolarità dei diritti. 34 università italiane utilizzano il software proprietario Aleph. Se da un lato questo può essere visto come un problema di interoperabilità, dall’altro è opportuno ricordare che l’apertura dei dati non dipende da nessun software specifico (esistono standard internazionali per i dati bibliografici che ogni software è in grado di gestire ed esportare). Inoltre, Ex Libris, la casa produttrice di Aleph, ha reiterato la totale separazione del proprio software dai dati che esso gestisce: sta alle biblioteche gestirli in autonomia, e decidere sul loro rilascio. Esistono purtroppo situazioni documentate di cattiva gestione, in cui per una serie di fattori le banche dati sono “prigioniere” del sistema di gestione, e crediamo che il movimento #openbiblio abbia un valore importante anche per migliorare queste situazioni e garantire la conservazione dei dati bibliografici per la collettività. È comunque indubbio che l’adozione di software libero renderebbe più agevole l’apertura dei dati e la sua sostenibilità a lungo termine.
Nella prossima puntata parleremo più nel dettaglio di:
- licenze
- linked open data
Chi è interessato a partecipare può indicare il proprio nome e contatto su http://okfnpad.org/openbiblio-italia.