Conferenza LAPSI ‒ qualche appunto di viaggio

Il 5 e 6 maggio sono stato a Milano per la conferenza LAPSI organizzata all’Università Bocconi, insieme ad alcuni altri membri del gruppo di lavoro Open Knowledge Foundation Italia. Era presente anche Rufus Pollock, fondatore di Open Knowledge Foundation.

Mi era stato chiesto di presentare la prospettiva italiana sugli open data, in particolare dal punto di vista delle comunità (non governative, non istituzionali, bottom-up). Ho presentato le diverse iniziative in corso, cercando di essere molto sintetico e di trasmettere “l’essenza” di ogni gruppo (spaghettiopendata, datagov.it, OpenStreetMap, GFOSS.it, LinkedOpenData.it). Ho anche mostrato alcune iniziative in fase di sviluppo come quella sui dati bibliografici e la BuioMetria Partecipativa. Trovate tutte le presentazioni e alcune immagini sul sito del progetto LAPSI.

Fin qui, niente di nuovo per chi conosce questo mondo multiforme e in continua evoluzione. Molto nuovo e molto interessante è stato invece tutto quello che è seguito nel corso delle due giornate, che hanno toccato diversi aspetti legali connessi all’informazione del settore pubblico.

Cercando di riassumere, mi sembra fondamentale recepire il fatto che il diritto d’autore e i diritti connessi rappresentano solo la punta dell’iceberg in termini di legislazione ‒ europea e italiana. C’è infatti una ampia casistica ancora largamente inesplorata ‒ anche in senso giuridico, che incide non poco sulle possibilità e volontà della pubblica amministrazione. Tra queste ci sono la protezione dei dati personali, la direttiva sul riutilizzo della PSI, la direttiva INSPIRE.

La protezione dei dati personali è un tema ricorrente, irrisolvibile a livello generale. Per questo motivo è fino ad oggi stata trascurata (penso non sia errato dire che in molti casi il movimento open data ha un approccio generalista). Tuttavia, l’argomento è in corso di studio e non dubito che presto troveremo modo di discuterne su una base meno colloquiale (o peggio, disinformata) di quanto sia stato fatto finora.

La direttiva sul riutilizzo della PSI, di rilievo centrale in tutta questa storia, ha d’altra parte dei forti limiti, che escludono moltissimi casi specifici lasciando quasi il dubbio che possa essere efficace. Inoltre, il suo obiettivo è quello (ovviamente), di favorire il riuso della PSI, mentre non ha alcun tipo di rilevanza la trasparenza. Credo che questo sia un punto molto importante, anche perché rende esplicita una cosa che invece si è detta molto poco in Italia fino ad oggi: la differenza tra dati della PA e dati sulla PA. Ci sono intersezioni tra i due insiemi, ma non sono necessariamente produttive.

A questo aspetto normativo si affianca un secondo, non meno importante, ovvero il ruolo degli operatori commerciali, in particolare di quelli molto grandi, e il loro rapporto con i detentori di PSI, che spesso passa totalmente al di fuori di tutti i quadri normativi a cui ho fatto riferimento sopra.

Sono stati molto interessanti i 4 interventi in concorso, di cui uno è stato premiato, che sono andati proprio ad esplorare questi temi ancora nuovi. Vi rinvio alla pagina dove sono state pubblicate alcune delle presentazioni.

Insomma, il network LAPSI sta facendo un ottimo lavoro e sta ponendo delle buone basi per una discussione non ideologica di tutte le problematiche connesse al riuso dell’informazione del settore pubblico. LAPSI promuove la Open PSI ma con alcune limitazioni e la necessità di studiare, riflettere, discutere intorno agli aspetti legali del riutilizzo. Proprio perché gli aspetti legali non si limitano unicamente ai diritti d’autore, questo non comporta sempre che si tratti di open data secondo la Open Knowledge Definition. Ma stiamo tutti camminando nella stessa direzione, secondo me. Contiamo tutti su una accresciuta connettività tra questa iniziativa e il resto del nostro arcipelago.