Come gli studenti possono migliorare i fondi europei grazie agli open data e alle tecnologie civiche

Tre piccoli ma importanti passi sono stati fatti nelle scorse settimane verso politiche europee più aperte e partecipative.  Si tratta di tre episodi di una serie di produttivi incontri tra policy maker che gestiscono i fondi europei e studenti armati di dati aperti e tecnologie civiche.

 

Il monitoraggio civico dei fondi europei come metodo per valutare i risultati

Il primo episodio è avvenuto a Bruxelles. Il 22 novembre, un gruppo di studenti universitari hanno discusso con il Comitato delle Regioni e con la Commissione Europea – Direttorato Generale per la Politica Regionale e Urbana dei risultati della loro attività di monitoraggio civico.  Il dibattito si è incentrato sul ruolo degli open data e delle tecnologie civiche nel valutare i risultati delle Politiche di Coesione dal punto di vista dei beneficiari finali.

Il team MoniTOreali – studenti della Facoltà di Scienze Internazionali dell’Università di Torino, guidati da Alba Garavet, responsabile del Centro Europe Direct della Città Metropolitana di Torino – ha avuto la possibilità di presentare i risultati di un’intensa attività di monitoraggio civico di uno dei progetti finanziati dai fondi europei più visibili in città. Si tratta del restauro dei giardini del Palazzo Reale di Torino.  Con un finanziamento totale di meno di 2 milioni di euro, non stiamo di certo parlando dell’investimento più importante finanziato da fondi europei in Italia.  Però la sua posizione centrale nel panorama urbano può potenzialmente influenzare la percezione che gli abitanti hanno del contributo delle politiche europee allo sviluppo dei propri territori.

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I giardini di Palazzo Reale a Torino. Foto: MoniTOreali

In pratica, lo scopo di questo monitoraggio civico è stato di andare a scoprire se i fondi pubblici fossero stati spesi bene e se il progetto aveva mantenuto le promesse. Quello che i ragazzi di MoniTOreali hanno scoperto sono stati risultati non del tutto soddisfacenti.  Mentre il progetto doveva essere completato entro la fine del 2012, in realtà i lavori sono ancora in corso a causa di una serie di ritardi amministrativi. Lo sviluppo del progetto è stato anche rallentato da un complesso ambiente sociale, caratterizzato da conflitti tra gruppi diversi con diverse idee sul futuro dei giardini.

Per cercare di venire a capo di questa complessa rete di interazioni, gli studenti hanno intervistato esperti, comuni cittadini e gli amministratori locali responsabili.  Hanno quindi analizzato gli obiettivi, punti di forza e di debolezza, storia e sviluppi recenti del finanziamento in un report di monitoraggio civico pubblicato su Monithon.it, la “maratona di monitoraggio” delle politiche di coesione in Italia.

Un altro aspetto interessante di questa esperienza è che Alba Garavet è riuscita ad adattare la metodologia del progetto A Scuola di OpenCoesione (ASOC) – creata per gli studenti delle scuole superiori – ad un corso universitario.  Il punto di forza è stata la capacità di unire l’esperienza di attivismo civico maturata nella comunità di Monithon Piemonte con la metodologia di ASOC, più formale e comprensiva di moduli propedeutici al vero e proprio monitoraggio sul campo, come quelli sugli open data, il data journalism, le politiche europee e metodi di ricerca sul campo.

Quest’anno Chiara Ciociola, PM di ASOC, ha partecipato attivamente alla didattica per promuovere il proficuo incontro tra questi due mondi che hanno, peraltro, un’origine comune.  Per chi vuole approfondire, il metodo e i risultati di ASOC sono discussi in questo capitolo del libro Open Data as Open Educational Resources.

L’idea è che il corso di Torino possa essere riutilizzato, con i dovuti adattamenti, da altre università in Italia e in Europa. Il fatto che tutti i paesi europei condividano gli stessi regolamenti per accedere ai fondi comunitari non può che aiutare.

Alla fine della discussione, i rappresentanti delle istituzioni europee sono rimasti entusiasti dall’idea. La principale conclusione dell’incontro è stata che la partecipazione al monitoraggio civico delle politiche europee potrebbe aiutare a colmare la ben nota distanza tra istituzioni europee e cittadini. Ma soprattutto la diffusione di queste attività in Europa potrebbe aiutare i decisori pubblici a valutare i risultati degli interventi dal punto di vista delle comunità locali. Questo è particolarmente importante dato che, secondo gli sviluppi recenti, le politiche europee saranno sempre di più focalizzate sui risultati delle politiche in termini di reale cambiamento per i beneficiari finali.

La Commissione Europea ha proposto di usare il proprio programma REGIO P2P per finanziare lo scambio e la promozione di pratiche di monitoraggio civico tra amministrazioni europee che gestiscono i fondi strutturali e di investimento in paesi diversi dell’Europa.

 

Un nuovo modo di comunicare i risultati delle politiche

Il secondo episodio riguarda un workshop organizzato da Tony Lockett alla Conferenza Europea sulla Comunicazione Pubblica. Come come descrive molto bene questo suo post, iniziative e portali Open Data come il portale europeo o il sito dei dati aperti sulla politica di coesione sono probabilmente non sufficienti per ottenere un vero impatto se non combinati con un’efficace promozione della partecipazione pubblica.

In particolare, Simona de Luca – in rappresentanza del team di OpenCoesione – ha mostrato come il monitoraggio civico indipendente dei progetti finanziati dell’Europa, basato sui dati aperti pubblicati sul  portale, ha la potenzialità di cambiare profondamente il modo con cui la politica è comunicata ai cittadini.

Mentre molte delle “buone storie” sull’uso dei fondi europei sono tradizionalmente selezionate da esperti presso le autorità di gestione, e successivamente raccontate dei responsabili della comunicazione, l’idea di basarsi su vere storie raccontate dei cittadini a favore di altri cittadini rende la comunicazione istituzionale straordinariamente più potente. Le storie delle comunità, basate su dati ufficiali e “aumentate” grazie a nuovi dati e informazioni raccolti attraverso una metodologia condivisa e robusta, possono rappresentare non solo un rischio potenziale per le amministrazioni quando i risultati progetti non collimano con le aspettative, ma anche un ottimo modo di mostrare come i problemi possono essere risolti insieme grazie alla collaborazione tra amministrazioni e cittadini.

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Fonte: OpenCoesione – The Italian open government strategy on cohesion policy

Il terzo episodio ha avuto luogo settimana scorsa durante l’incontro annuale di riesame tra le Autorità di Gestione italiane dei programmi europei e la Commissione. L’Agenzia per la Coesione Territoriale, responsabile del monitoraggio dell’attuazione della politica di coesione in Italia, per la prima volta ha utilizzato le “storie” dei cittadini per presentare i risultati dei fondi strutturali nel periodo 2007 2013. In particolare, molte delle buone pratiche presentate sono state selezionate sulla base dei risultati pubblicati nei rapporti di monitoraggio civico di Monithon.it. Si tratta dei progetti che sono stati monitorati dei ragazzi che hanno partecipato al progetto A scuola di OpenCoesione in diverse città italiane. L’unica eccezione è un progetto di Ancona, monitorato dalla Scuola di Partecipazione del capitolo marchigiano di Action Aid.

Nonostante i progetti risultati problematici non siano stati discussi, la presentazione è stata il primo tentativo in Italia di rappresentare i risultati della politica di coesione “dal punto di vista del cittadino” (così citava testualmente la presentazione).  Una rivoluzione copernicana per la comunicazione istituzionale che ho lasciato sorpresi molti dei partecipanti.

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I report di monitoraggio civico così come rappresentati sulla mappa di Monithon.it

 

Collaborare con l’ecosistema Open government

Questi tre esempi indicano che un processo di cambiamento è in corso tra le amministrazioni europee e nazionali che gestiscono i fondi europei, verso una gestione sempre più collaborativa.  Nonostante questo, meccanismi più stabili sono necessari per assicurare una partecipazione reale nel monitoraggio e nella valutazione di queste politiche.

Quello che sembra essere alla base di questo cambiamento non è solo il desiderio di politiche più aperte e inclusive, ma anche il problema urgente di capire e valutare se i progetti che sono stati finanziati funzionano davvero. È nell’interesse di tutti gli attori coinvolti assicurarsi che i risultati dell’enorme ammontare di soldi pubblici che da Bruxelles arriva alle regioni e le città europee siano coerenti con  gli obiettivi comuni e ambiziosi di crescita sostenibile, innovazione, creazione di posti di lavoro, inclusione sociale, istruzione. Credo che questa domanda non possa trovare risposte solamente grazie all’analisi di dati aggregati o tramite esercizi econometrici. La risposta necessita di un lungo, costante e faticoso processo di valutazione dal basso di ogni singolo progetto, coinvolgendo le comunità locali, i giornalisti, gli analisti, e i decisori pubblici a livello europeo, nazionale e regionale.

Si tratta quindi di una missione complessa che difficilmente le amministrazioni pubbliche possono gestire da sole. Hanno bisogno di essere pronte e capaci di collaborare con l’intero “ecosistema Open government”, che nel caso della politica di coesione in Italia è composto quantomeno da:

  • Produttori di open data, come OpenCoesione
  • Iniziative proattive dei governi, come A Scuola di OpenCoesione, che si occupano di elementi cruciali come l’apprendimento civico
  • Gli utilizzatori dei dati, come MoniTOreali, capaci di sviluppare le giuste capacità per fornire un feedback significativo
  • Tecnologie civiche e metodi abilitanti, come Monithon
  • Intermediari come i media locali e il terzo settore, capaci di aggregare e interpretare il feedback dei beneficiari finali
  • Decisori pubblici che abbiano la volontà di ascoltare, interagire e poi agire sulla base dei suggerimenti ricevuti.

Monithon chiama tutto questo “maratona di monitoraggio”, appunto.

Per chi vuole saperne di più sull’ecosistema open government della politica di coesione in Italia può leggere questo articolo, che sviluppa un modello teorico basato proprio su questo caso.